Il collettivo IOCOSE, nato nel 2006 da quattro artisti (Matteo Cremonesi, Filippo Cuttica, Davide Prati, Paolo Ruffino), indaga il modo in cui le narrazioni sul progresso tecnologico producono miti, promesse e aspettative che lasciano tracce sul presente.
Guidati da un interesse per il paradossale, negli ultimi anni IOCOSE si sono concentrati sull’esplorazione del movimento del New Space, ossia sulla corsa ai viaggi spaziali e sulla conquista dello Spazio spesso associate a figure iconiche come i CEO della Silicon Valley californiana. Questo perché il movimento del New Space catalizza alcuni aspetti importanti della ricerca artistica di IOCOSE, come: la nascita di narrazioni che propongono visioni di miglioramento ed emancipazione collettiva; l’uso di un linguaggio simbolico che mira a suggestionare il pubblico anche attraverso la figura del genio; e il fatto che il mito della conquista dello Spazio è spesso avvolto da una certa sacralità — si pensi a come la creazione tecnologica venga spesso paragonata a quella divina.
Nell’opera presentata a MO.CA – Centro per le nuove culture, IOCOSE ha lavorato con i residui di queste narrazioni per presentare un’opera sul tema dello ‘spostare il mondo in avanti’ che è stata concepita per entrare in dialogo con l’architettura di Corso Cavour usando la tecnica della prospettiva anamorfica.
L’immagine 3D sulla facciata del palazzo presenta delle mani che sono intente a spostare in avanti una serie di oggetti: un libro, una tazzina, un gadget elettronico, una scarpa, una pinza e un pianeta. Le mani, spesso gesticolanti, sono di frequente protagoniste delle narrazioni sul progresso, ma sono anche cariche di significati molteplici. Tra questi c’è l’evocazione della tradizione iconografica sulla buona ventura, sia religiosa che non: dal dito dell’incredulo San Tommaso di Caravaggio che verifica la realtà di ciò che vede, a quello che indica una connessione tra sfere diverse come quello nel Giudizio Universale di Michelangelo, e paradossalmente, quello del chiromante che legge i palmi di chi vuole conoscere il futuro. Tali simbologie e linguaggi sono però oggi riappropriati principalmente dalla Silicon Valley e dall’industria di massa per promuovere nuovi futuri utopici — basti pensare al cursore a forma di indice nell’interfaccia grafica del desktop che usiamo tutti i giorni.
Il dito della Silicon Valley e dell’industria di massa però è un dito che indica una direzione, precisa ed univoca, suggerendo un percorso che ci viene proposto come la soluzione per perseguire il progresso, e quindi il futuro. In “Moving the World Forward”, IOCOSE mette in discussione questa univocità: qui tutto può essere accelerato, tutto può essere spostato in avanti, e avvicinato alla sua utopica, magari anche fallimentare, destinazione.